Il cervello che
invecchia
È stato calcolato che a partire dai 30 anni di età le cellule nervose cominciano a morire per apoptosi.
Dopo i 70 anni si possono perdere anche 100.000 neuroni al giorno.
La perdita cellulare colpisce il cervello in maniera non omogenea. E’ notevole in alcune regioni della corteccia cerebrale come il giro temporale superiore (50%), il polo temporale (10÷25%) e l’ippocampo (dal 10 al 60%); ma la regione che più risente degli effetti dell’età è il giro dentato, cruciale per la formazione della memoria e una delle riserve più importanti di precursori neuronali durante la vita adulta.
Bibliografia
Enciclopedia Treccani: INVECCHIAMENTO CEREBRALE;
Manuale Merck (Manuale MSD di Geriatria > Disordini neurologici).
Le informazioni contenute in questa pagina hanno il solo scopo di far conoscere al consumatore alcuni aspetti del problema trattato e non sostituiscono il parere del medico.
Approfondimenti
Il cervello
Il cervello, con 1330 grammi di peso, 100 miliardi di cellule nervose, 100 trilioni di sinapsi e decine di neurotrasmettitori, è capace di regolare tante attività nel nostro corpo: crea i ricordi, risolve i problemi, pensa e controlla i movimenti… etc.
Le cellule nervose, dette anche neuroni, grazie alla fitta e complessa rete di connessioni sinaptiche, creano una vera e propria “foresta neuronale” e sono in grado di comunicare tra loro e con tutte le parti del corpo.
I segnali nervosi, sono principalmente di natura elettro-chimica e si spostano, attraverso una singola cellula nervosa in forma di piccola carica elettrica e tra una cellula nervosa e l’altra (a livello delle sinapsi) tramite neurotrasmettitori (sostanze chimiche). Proprio i neurotrasmettitori, spostandosi attraverso le sinapsi, trasportano i segnali alle cellule con cui entrano in relazione.
Bibliografia
Alzheimer association (http://www.alz.org/brain_italian/03.asp);
Enciclopedia Treccani: INVECCHIAMENTO CEREBRALE;
Manuale Merck (Manuale MSD di Geriatria > Disordini neurologici).
Il cervello dove prende tutta questa "energia"?
Il nostro cervello è alimentato da una delle reti più ricche di vasi sanguigni presenti nel nostro corpo; ciò è essenziale per la vita dal momento in cui i neuroni hanno un elevato fabbisogno di nutrienti per funzionare correttamente.
Il cuore, per soddisfare le esigenze del cervello, è in grado di fornire sufficiente sangue al cervello stesso. Infatti ad ogni battito cardiaco, il 20-25% del sangue contenente ossigeno e nutrienti è destinato al cervello; al contempo, il flusso sanguigno rimuove l’anidride carbonica e altri prodotti di scarto.
Bibliografia
Alzheimer association (http://www.alz.org/brain_italian/03.asp);
Enciclopedia Treccani: INVECCHIAMENTO CEREBRALE;
Manuale Merck (Manuale MSD di Geriatria > Disordini neurologici).
Il cervello si autoprotegge
Quali sono i meccanismi che il cervello mette in atto per proteggere le proprie funzioni dai danni dell'invecchiamento?
Come sappiamo, con il tempo il nostro cervello invecchia ma questo non vuol dire che con gli anni “non avremo più cervello"! Piuttosto, a questa diminuzione del numero dei neuroni si associa una perdita di funzioni come, ad esempio, il progressivo declino delle prestazioni cognitive.
Il cervello contrasta questo declino fisiologico preservando le facoltà acquisite e le prestazioni mentali perché compensa le perdite e le modificazioni funzionali delle cellule grazie alla neuro plasticità neuronale ed al fenomeno di ridondanza.
Bibliografia
Enciclopedia Treccani: INVECCHIAMENTO CEREBRALE;
Manuale Merck (Manuale MSD di Geriatria > Disordini neurologici).
Che cos’è la ridondanza?
Quando si perdono dei neuroni a causa dell'invecchiamento cerebrale, le funzioni delle cellule perse possono essere compensate dai neuroni rimanenti.
Nello specifico il cervello dispone di una quantità di neuroni superiore a quella necessaria per svolgere le normali funzioni di sopravvivenza; quindi man mano che le cellule muoiono, altri neuroni prendono il loro posto, salvaguardando così le facoltà mentali. Esistono tuttavia cellule la cui riduzione, se eccessiva, non può essere compensata.
Bibliografia
Enciclopedia Treccani;
Manuale Merck (Manuale MSD di Geriatria > Disordini neurologici).
Che cos’è la neuro-plasticità?
La neuroplasticità è il risultato di due fenomeni: lo sviluppo di nuove connessioni sinaptiche tra i neuroni e la formazione di nuove cellule o attivazione di cellule silenti.
Il nostro cervello, quindi, non è un organo statico ma è estremamente dinamico ed ha una grossa “abilità” nel modificarsi.
Le nostre esperienze, abitudini, stili di vita, i pensieri e tutti gli stimoli cognitivi a cui andiamo incontro durante la nostra vita, sono importanti per modellare e creare/attivare nuove connessioni e quindi modificare il nostro cervello sia da un punto di vista strutturale che funzionale.
Oltre però alla formazione di nuove connessioni sinaptiche, il cervello è anche in grado di cancellarne di esistenti con un processo di rimozione fisiologico.
Lunga vita ai neuroni!
In considerazione del progressivo deterioramento neuronale senile, la neuroplasticità è un meccanismo di auto protezione che comporta l'allungamento compensatorio e la produzione dei dentriti dei neuroni residui per controbilanciare il graduale deterioramento senile e la perdita delle cellule nervose. Le nuove connessioni dell'albero dendritico possono compensare il ridotto numero cellulare.
In che modo possiamo preservare i neuroni? E’ possibile farlo grazie ad uno stile di vita sano, movimento e tante attività che possono stimolare il cervello.
Bibliografia
Enciclopedia Treccani: INVECCHIAMENTO CEREBRALE;
Manuale Merck (Manuale MSD di Geriatria > Disordini neurologici).